martedì 15 giugno 2010
COREA DEL NORD ESPRESSIONE GENUINA DI UN CALCIO CHE NON C'E' PIU'
Un ragazzo che piange a dirotto durante il suo inno nazionale, poi una gara generosissima contro il Brasile, uno squadrone di super campioni strapagati e famosissimi: alla fine una sconfitta 2-1 con la gioia di aver segnato un gol e di aver messo un po' di apprensione alla corazzata verde-oro. Questa la serata della Corea del Nord, un paese immerso nella dittatura più integralista, di cui noi non conosciamo però nulla. Il cuore che questi ragazzi hanno messo sul campo, unito anche a una più che dignitosa organizzazione tecnica e tattica, devono farci togliere il cappello di fronte a un gruppo lontano dalle luci della ribalta, che non ha giornalisti al seguito nè ingaggi faraoinici. Questi giocano semplicemente per la gloria e per dare lustro a un paese che magari dà loro più sofferenze che gioie. Ma a giudicare dalla passione che hanno buttato fuori, c'è da riflettere sul fatto che noi del mondo capitalistico ci riteniamo tanto migliori senza magari averne prove certe. Non faccio certo apologia del comunismo di cui sono fiero avversario, ma la mia riflessione vuole indurre a pensare che si deve mettersi nei panni degli altri prima di ritenerci migliori. E se fossimo noi i protagonisti di un mondo sbagliato, illiberale e falsamente democratico? (è una provocazione s'intende, ma a volte serve per farci capire che niente è assoluto e che bene e male stanno un po' ovunque). Insomma le prime emozioni di questo mondiale io le ho vissute stasera grazie alla Corea del Nord. Ragion per cui questi non sono dei mostri da tenere alla larga ma semplicemente sono uomini come noi, con un cuore, un anima e forse un po' di umiltà e di passione in più rispetto ai nostri calciatori occidentali così schiavi del Dio Denaro.
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