Ero bambino quando lui era tutto per la Fiorentina. La bandiera, la stella, il campione che ci riscattava da ogni delusione, il paladino di un club povero che lottava senza armi pari contro giganti potenti e protetti. L'uomo che non ha mai tradito. Il giocatore che rischiò di morire in campo per un intervento kamikaze di Martina, portiere del Genoa, nel 1981. L'uomo che è tornato dopo infortuni gravissimi, sempre sotto quella curva, sempre in quello stadio. Il capitano, l'unico 10, l'unica bandiera. Solo 1 coppa Italia fra i trofei vinti in viola , anche se in realtà lo scudetto del 1981/82 sarebbe nostro e ci è stato rubato dai soliti noti con le maglie brutte tipo carcerati. E' vero che poi fu campione del Mondo a Spagna '82, ma un infortunio maledetto gli impedì di giocare la finale, dopo esser stato uno dei trascinatori di quella squadra. Gli annullarono pure un gol valido nel mitico 3-2 contro il Brasile. Un campione sfortunato e per questo ancor più amato dalla sua gente.
E non sono poi certo coppe e scudetti che fanno una storia d'amore: la tua eleganza, il tuo tiro di destro pulito, i tuoi lanci precisi, fecero innamorare un piccolissimo bambino della maglia viola. E quando sentivo pronunciare dai più grandi il tuo nome, "Antognoni", il mio cuore si riempiva di orgoglio. Auguri Capitano, unica bandiera. Auguri Antonio, unico 10.
giovedì 1 aprile 2010
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